martedì 15 maggio 2012

Come nasce un gioiello medioevale

Il lavoro dell'orafo nel corso dei secoli è rimasto sostanzialmente immutato. Sembra difficile pensare che le tecniche e gli strumenti di centinaia di anni fa (in alcuni casi migliaia) siano rimasti gli stessi che ancora oggi utilizziamo, eppure è così. Le innovazioni più significative sono avvenute dopo il 1800, con l'introduzione del Cannello a gas per saldare e della corrente elettrica (illuminazione e motori elettrici).
Queste novità hanno inciso in maniera incredibile sulla velocità di esecuzione dei lavori ed in alcuni casi sulla precisione delle finiture, tuttavia si può certamente affermare che il procedimento di oggi è del tutto simile a quello usato dai nostri antenati.
Iniziamo quindi la nostra lavorazione, sagomando e saldando uno spezzone di filo che costituirà la base del castone. Segnamo quindi con una tacca la posizione delle griffes su entrambi i lati.
Le punte delle griffes vengono formate a fuoco. Questa operazione oggi viene effettuata in maniera molto semplice con il cannello da orafo, ma il pezzo potrebbe essere scaldato anche sulla forgia a carbone ottenendo lo stesso risultato, come già detto quindi non cambia la tecnica ma solo il tempo necessario alla lavorazione e la maggiore praticità della stessa.
Le griffes vengono poi saldate in posizione, agevolati nel posizionamento dalle tacche che abbiamo tracciato e utilizzando una pinza a molla. Pinze, lime, martelli sono strumenti che nell'immaginario comune vengono immaginati rozzi e primitivi nel periodo medioevale, ma non è affatto così! Acciai di ottima qualità e trattamenti termici erano ben noti all'epoca, come avrebbe quindi potuto un orafo dell'epoca produrre capolavori con decorazioni minutissime di raffinatissima fattura e non saper realizzare una semplice testa di martello o una lima?
Tagliamo quindi i testimoni delle griffes e saldiamo in posizione l'anello della monachella.
Rifiniamo quindi il pezzo con lime e lucidiamo. La lucidatura viene fatta con pasta apposita e la levigatrice, in tempi più antichi era un'operazione totalmente manuale e la "pasta" lucidante era ottenuta con polveri di pietre finissime (pomici e frassinelle) e da impasti di cenere di particolari piante. Al posto della levigatrice si utilizzavano bastoncini di legno, strisciette di cuoio e di tessuto. L'operazione era chiaramente molto più lunga, ma portava agli stessi risultati. Terminata la lucidatura non ci rimane che accostare le griffes alla pietra e montare la monachella.
Nei prossimi post cercherò di mostrare altri passaggi interessanti delle lavorazioni e, soprattutto, i relativi riferimenti storici. Credo sia molto importante ed appagante per chi indossa un gioiello artigianale comprendere la mole di lavoro le antichissime tradizioni che ne hanno permesso la realizzazione. Arrivederci al prossimo articolo!